di Adele Filice

 

Quella che da secoli è conosciuta come Arberia è l’insieme delle comunità degli Albanesi che, dalla metà del XV secolo fino alla seconda metà del XVIII, si insediarono in Italia – perciò in seguito note come italo-albanesi – dapprima in seguito ad una richiesta di aiuto della dinastia degli Aragonesi contro gli Angioini, poi a motivo dell’invasione turca dell’Albania e la conseguente fuga degli Albanesi dissidenti oppressi dal dominio degli invasori ottomani.Gli Albanesi rimasti in patria costituiscono la Shquiperia e i due termini servono a sottolineare attualmente, oltre alla differente dislocazione geografica della popolazione albanese, anche le differenze culturali e linguistiche. La lingua e la cultura italo-albanesi conservano termini e tratti antichi che in madrepatria oggi sono persi o decisamente deboli; i frequenti scambi e contatti tra le comunità italo-albanesi e quelle albanesi corrispondono, in un certo senso, ad un viaggio a ritroso nel tempo; una sorta di recupero di memoria, in senso lato, che senza l’esistenza dell’Arberia sarebbe andata irrimediabilmente perduta.È unanime la considerazione che la presenza italo-albanese in Italia rappresenti un buon esempio di integrazione. In verità, nel Meridione italiano, e in Calabria in particolare, sono presenti anche altre, che solo per comodità di espressione, sono definite minoranze etnico-linguistiche, come quella occitano-valdese a Guardia Piemontese e San Vincenzo La Costa, nell’Appenino Meridionale e quella grecanica, nei territori rivieraschi e interni dell’Aspromonte. In realtà, la cultura e la lingua arbëreshë sono andate incontro ad alterne vicende e fortune. In molte comunità, calabresi e italiane, il trascorrere del tempo ha fatto smarrire sia la lingua e le tradizioni, sia il rito greco bizantino celebrato principalmente in lingua greca. In particolare,  in Calabria, dove esiste un numeroso nucleo di comunità italo-albanesi dislocate nella provincia cosentina, sulla fascia collinare che si affaccia sullo Ionio – da dove lo sguardo verso la madrepatria corre più agevole e immediato – grazie anche ad un corso di studi di lingua e letteratura albanese, tanti giovani studenti hanno visto valorizzate la propria lingua e la propria cultura che trovano espressione e diffusione attuali in festival musicali, librari, musei, itinerari turistici dedicati e, di recente, anche di telegiornali regionali in lingua arbëreshë sia su reti private sia su reti della tv di stato.

 

Le comunità arbereshe o italo-albanesi d’Italia

 

La popolazione arbëreshë (italo-albanese) è presente in Italia, concentrata nelle regioni del Centro-Sud Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia.La presenza più significativa e numerosa si registra in Calabria, ed esattamente in provincia di Cosenza dove si trovano comuni e frazioni italo-albanesi: Acquaformosa, Castroregio, Cervicati, Cerzeto, Civita, Falconara Albanese, Firmo, Frascineto, , Lungro, Mongrassano, Plataci, San Basile, San Benedetto Ullano, San Cosmo Albanese, Santa Caterina Albanese,  San Demetrio Corone, San Giacomo di Cerzeto, San Giorgio Albanese, San Martino di Finita, Santa Sofia d’Epiro, Spezzano Albanese, Vaccarizzo Albanese.Altre comunità sono presenti nella provincia di Catanzaro: Andali, Caraffa, Marcedusa, Vena di Maida; nella provincia di Crotone (Carfizzi, Pallagorio, San Nicola dell’Alto). La comunità d’Abruzzo è la frazione di Rosciano, a Villa Badessa, in provincia di PescaraLe comunità del Molise sono Campomarino, Montecifone, Portocannone, Ururi in provincia di Campobasso; quella della Campania è il comune di Greci, in provincia di Avellino; in Puglia, si trovano le comunità di Casalvecchio e Chieuti in provincia di Foggia e San Marzano di San Giuseppe in provincia di Taranto; in Basilicata vi sono i comuni di Barile, Ginestra, Maschito, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese, in provincia di Potenza. In Sicilia, nella provincia di Palermo insistono i comuni di Contessa Entellina, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela.In tutte queste regioni, inoltre, sono presenti altre comunità che, pur conservando radici storiche e culturali arbëreshë, hanno dovuto registrare la scomparsa della lingua o del rito religioso.Come riporta l’autorevole Enciclopedia Treccani “gruppi albanofoni emigrati da queste comunità sono presenti in diverse città italiane, fra cui Roma, Bari, Cosenza, Crotone e Palermo, oltre che negli Stati Uniti, in Argentina e in Brasile. Vi sono infine centri anticamente albanesi, alcuni dei quali conservano memoria dell’eredità culturale originaria, come, ad esempio Monteparano in provincia di Taranto, Rota Greca, San Lorenzo del Vallo in provincia di Cosenza; Gizzeria  in provincia di Catanzaro.

Le comunità arbëreshë che ancora si connotano fortemente come tali, fondano la loro identità sulla lingua, la religione di rito greco bizantino e i costumi tradizionali, anche se  lo scorrere dei secoli ha causato inevitabili contaminazioni, commistioni e spesso anche perdite, sia nella lingua sia nella pratica religiosa, in considerazione del fatto che la cultura italo-albanese, insieme ad una serie di elementi come manifestazioni folkloriche e comportamenti sociali,  in passato si è trasmessa per tradizione orale.Tuttavia, la grande comunità d’Arberia sente e nutre con intensità il sentimento identitario di appartenenza alla propria cultura che poggia su solidi principi, tra cui sono da sottolineare la gijtonia (il vicinato, una sorta di quartiere inteso sia in senso materiale ed architettonico e sia immateriale e ideale dove uomini, donne, bambini vivono un rapporto sociale aperto di reciproco aiuto, profonda solidarietà e fratellanza; la mikpritia ovvero l’ospitalità, sentimento così avvertito che nel Kanun di Lek Dukagijni, una sorta di codice del diritto consuetudinario dell’Albania montana, viene riportato come la casa di ogni Albanese appartenga a Dio e all’ospite; infinevla besa, la parola data, da onorare a qualunque costo che trova una sorta di celebrazione nella narrazione popolare della leggenda di Costantino e Jurendina.È doveroso sottolineare e ripetere come molti elementi materiali e immateriali della tradizione culturale italo-albanese siano oggi decisamente contaminati; la vicinanza e l’interazione con altre etnie, gli scambi sociali ed economici,  forse un malinteso senso della modernità e una scarsa propensione ad ereditare e tramandare la cultura degli avi, hanno reso il patrimonio culturale dell’Arberia sempre meno puro, anche se è corretto sottolineare, come detto in precedenza, che l’istituzione di diverse facoltà universitarie di Lingua e Letteratura Albanese, associazioni e federazioni, iniziative private, manifestazioni ed eventi culturali e spettacolari, oltre al web, stanno svolgendo un importante ruolo per la ricerca, la tutela e la valorizzazione della cultura arbëreshë.

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